Veronica Greggio e Giancarlo Cappellano ci raccontano il rapporto fra un allenatore e la sua fighter di boxe.
Quasi sempre degli eventi sportivi vediamo il lato più spettacolare, il momento in cui le atlete scendono in campo per dare vita alla gara. Prendiamo parte alle emozioni che esse vivono, gioiamo e soffriamo con loro. Ma l’evento sportivo è solo la punta di un iceberg. La maggior parte del tempo, le atlete lo trascorrono preparandosi alle gare stesse. Per arrivare a gareggiare a livello agonistico, infatti, occorrono tempo e sacrifici: davvero molte sono le ore trascorse a fianco dei loro trainer, che hanno il compito di tirare fuori il meglio da esse.
Così è stato per Veronica Greggio e Giancarlo Cappellano, che hanno vissuto gomito a gomito gli ultimi ventiquattro mesi, effettuando la preparazione che ha portato la ventiquattrenne, nel corso del mese di marzo, ai suoi primi due incontri come pugile dilettante nella categoria dei 63 kg.
Affascinata dal combattimento
Veronica (che è responsabile per la boxe di “Ragazze Nel Pallone”, il più grande evento di sport femminile d’Italia) è sempre stata affascinata dagli sport da combattimento: ha praticato kickboxing ed MMA, con soddisfazione certo, ma fermandosi un attimo prima di andare sul ring per combattere in un incontro ufficiale. Mancanza degli stimoli giusti, probabilmente, o chissà, forse per ognuno di noi esiste un destino. Sì, perchè trasferitasi a Milano da Monselice, dopo esperienze sportive soddisfacenti ma che non facevano scattare la giusta “scintilla”, inizia a praticare boxe nella palestra “Team Lu.Co. 1950 Asd”, dove incontra il tecnico federale Giancarlo Cappellano.
Il professionismo non è l’obiettivo di Veronica Greggio, del resto sarebbe una strada assai ardua da intraprendere: una professionista della boxe si allena da due a tre volte al giorno, faticando molto a conciliare un impegno sportivo del genere con un’attività lavorativa regolare. Avrebbe in ogni caso, molte difficoltà a vivere di boxe in un paese come l’Italia.
Veronica però vuole combattere, per pura passione, perchè se lo “sente dentro”. E non bisogna pensare che il dilettantismo comporti un impegno leggero: una pugile che voglia praticare attività agonistica deve comunque allenarsi almeno cinque giorni a settimana con sessioni che vanno dai settantacinque ai novanta minuti.
Forza fisica e forza mentale
Questa è stata la frequenza con cui, pandemia permettendo, si sono incontrati Greggio e Cappellano negli ultimi due anni. E non bisogna pensare che siano state tutte sessioni improntate alla massima serenità. Per fare un esempio, Cappellano ha “ereditato” una Veronica Greggio che era abituata a combattere utilizzando anche le gambe, un modo di portare i colpi che non è consentito negli incontri di boxe.
Deve quindi cambiare radicalmente il modo in cui la ragazza sta sul ring, il suo modo di muoversi. Se a questo si aggiunge il fatto che Veronica è una ventiquattrenne molto loquace e pronta alla risata e Giancarlo un allenatore molto severo e che non parla molto, si può ben comprendere come il loro rapporto abbia necessitato, nel tempo, di più di un’occasione di chiarimento.
Andare a combattere sul ring non è soltanto un’espressione di potenza fisica e di bravura tecnica. E’ soprattutto una questione di forza mentale. Giancarlo capisce che Veronica ha i numeri per fare bene in gara, anche se deve lavorare molto sul suo atteggiamento un po’ troppo “morbido” durante gli scambi. Del resto Cappellano è molto chiaro: “…il vero avversario che ti trovi di fronte sul ring è te stesso…”.
Il lavoro del trainer incontra molte più difficoltà quando si passa dalla parte fisico-tecnica a quella mentale: anche per questo la palestra ”Team Lu.Co.” si avvale dell’aiuto di una psicologa per supportare il lato mentale del lavoro delle agoniste.
Fighter di boxe e trainer “sincronizzati”
Ma il lavoro, si sa, alla fine paga. Veronica dice che ora sono “sincronizzati”: non è un termine scelto a caso, vuol dire muoversi allo stesso tempo, pensare in qualche modo le stesse cose negli stessi momenti. Vuol dire sommare le proprie energie. E ci si sceglie l’un l’altra, al punto che lei arriva a dire: “…non so se i match li avrei fatti con un’altra persona…”, riferendosi a Cappellano. Sì, perchè poi arriva il fatidico giorno in cui su quel ring ci devi proprio salire e non c’è più spazio per i discorsi.
Gli atleti non sono tutti uguali, il loro carattere si riflette sul comportamento che tengono nei momenti immediatamente precedenti l’incontro. Alcuni hanno bisogno di essere attivamente supportati. Veronica Greggio è invece una che preferisce stare con se stessa, in quei momenti così importanti.
La prima volta sul ring
Giancarlo Cappellano non si nasconde e ammette che quando una delle sue atlete calca per la prima volta il ring in una competizione ufficiale, anche per lui è una “prima volta”. E c’è solo da immaginare l’emozione e la tensione connesse a quel momento. Ma dice anche che “…diventiamo una sola persona, negli ultimi venti minuti prima del match…” La bellezza di questa frase non necessita di commenti…
Dietro un incontro di boxe ci sono molte cose: tecnica, lavoro fisico, sacrifici in termini di tempo libero e rapporti sociali. Ma le sensazioni e le soddisfazioni sono profonde, come profondi sono certi rapporti che nascono accanto alle corde di un ring. Proprio come quello fra Giancarlo e Veronica.
A proposito: Veronica il suo primo incontro lo ha vinto; anche perchè “…l’idea di perderlo mi devastava…”, dichiara. Ha vinto contro la sua avversaria, ma ancor di più “…contro la persona che vedi ogni mattina nello specchio…”.
Le donne possono arrivare molto in alto con il loro impegno e la loro passione: basta che vengano messe nelle giuste condizioni di esprimersi, senza pregiudizi e retaggi culturali ad ostacolarle. La boxe, sport che come e più di altri nel passato è stato territorio esclusivamente maschile, ora ha anche una voce femminile.
Il sodalizio sportivo fra Giancarlo e Veronica ne è la bellissima prova.
Marco Tamanti Pallone al Femminile