Tornano Eva Artoni e Vanessa Barzasi per la seconda intervista riguardante l’ultimate frisbee. Protagonista della serata Irene Scazzieri, giovanissima giocatrice delle Shout Bologna e della Nazionale.
Quando Irene Scazzieri dice che ha già dodici anni di gioco alle spalle, sia l’occhio che l’orecchio aumentano la loro attenzione, per il timore di aver visto o capito male. “Ma quanti anni ha ?”, viene spontaneo chiedersi.
Dodici anni di carriera
La risposta è ventiquattro. Ed in effetti, a sentirla parlare, ha tutta l’energia e la simpatia tipica di quell’età. Cresce immediatamente la curiosità di conoscere questa sportiva della nuova generazione, di capire il suo modo di vedere le cose.
Dodici anni di gioco, sì, esattamente la metà della sua esistenza. I primi passi nell’ultimate, Irene li compie alla scuola media, dove partecipa ad un programma di avviamento allo sport. Ancora una volta si rivela cruciale il ruolo della scuola nel dare la possibilità a ragazze e ragazzi di sperimentare gli sport e di misurarsi con essi, iniziando “per gioco” un percorso che a volte sfocia in una storia che vede il talento accompagnarsi a grandi risultati.
E di grandi risultati è già stata protagonista Irene Scazzieri,“una veterana di questo sport” come lei stessa si definisce; può vantare infatti un “super curriculum”, come giustamente sottolinea Eva Artoni. Quello che giocherà a luglio in Ohio, infatti, sarà il suo terzo campionato del mondo per club. Partita giovanissima con la squadra del CUSB, la UGA, acronimo che sta per “Ultimate Girls Army”, per passare poi alle Shout di Bologna, squadra di cui si era parlato anche nel corso dell’intervista a Barbara Bondi.
Irene Scazzieri giocatrice ed allenatrice
In Nazionale ci va nel 2011 e fino al 2016 gioca nelle juniores; poi, a soli diciannove anni, approda alla Nazionale maggiore. Ma non basta: Irene Scazzieri ha già un corposo curriculum anche da allenatrice. Comincia anche qui da giovanissima, occupandosi della piccola squadra di una scuola ed arriva in breve tempo ad allenare squadre giovanili di club anche femminili (“…avevo il desiderio di sviluppare la comunità frisbistica nella mia città e della mia nazione…” dice).
Nel 2019, infine, arriva ad allenare la Nazionale Under 20, “il punto più alto della mia carriera”, dice Irene, ed a quel punto in chi ascolta non può non scattare un sorriso, data la sua giovane età: lo stesso sorriso che parte all’unisono sui volti di Eva e Vanessa.
Il suo ricordo più bello da giocatrice è quello legato alla Nazionale Under 24, e la frase con cui lo descrive non è di quelle scontate: “…si veste una maglietta dove c’è scritto Italia, e questo vuole dire un sacco di cose…perchè ci si sente tutti parte di una cosa molto grande, di un gruppo molto grande…”.
A prescindere dallo sport, si percepisce tutta l’intensità con cui le donne interpretano ai massimi livelli il loro impegno, quando la maglia che indossano comincia a “pesare” e serve esserci con la testa e con il cuore. Irene Scazzieri questo atteggiamento ce l’ha nello sguardo ancora prima che nelle parole.
Atlete dilettanti e competizioni internazionali
Del resto, il sacrificio è una presenza costante nella vita di un’atleta “top”, ma durante gli impegni come il mondiale per club l’asticella si alza dal punto di vista fisico: dieci partite in sei giorni, arrivando magari solo il giorno prima della partita iniziale (spesso con qualche immaginabile problema di “jet lag”, dato che il prossimo mondiale si terrà in Ohio) e ripartendo il giorno dopo l’ultimo match disputato. Nulla che assomigli neanche lontanamente ad un viaggio di piacere.
Ed in ogni caso, le atlete sono dilettanti e la maggior parte di esse lavora; quindi questo tipo di impegni sportivi vengono affrontati durante la settimana di ferie che si sono guadagnate giorno per giorno. Ed Eva con le sue domande riesce anche ad andare un po’ più in profondità per quanto concerne il lato psicologico.
Mentre si commentano i recenti risultati negativi e positivi ottenuti dalle Shout nel Mondiale per Club 2018 e nella Champions League 2019, Irene Scazzieri dichiara con molta naturalezza: ”…al mondiale può succedere di tutto, può succedere lo “svoltone” in positivo, può succedere lo “svoltone” in negativo…sappiamo che è una cosa difficile…l’importante è che noi stiamo qua tutte insieme e alla fine ci portiamo a casa del positivo…”
Affrontare i momenti “no”
Sarebbe bello poter interpretare sempre la propria esistenza, non solo sportiva, con questo spirito. Irene Scazzieri tra l’altro in questo momento è infortunata (è la seconda volta che si procura una lesione al ginocchio nella sua carriera da atleta, “…mi faccio sempre male prima dei mondiali…”, commenta); ma anche questo aspetto non è passato inosservato, nella sua esperienza.
Anche qui una frase significativa: “…queste cose…se dovessero succedere, sono delle sfide che sono sempre bene o male superabili in qualche modo. Il modo non è uguale per tutti, ma alla fine si impara sempre qualcosa…”. Anche per chi non si interessasse di Ultimate, sarebbe facile comprendere come questo sport possa creare un sentimento di gruppo, possa aiutare le persone a sentirsi meno sole e ad affrontare gli “svoltoni” della vita con più forza e positività.
E mentre l’intervista si chiude con i saluti di rito, sale alla mente una domanda: quante ragazze e ragazzi che da giovanissimi finiscono in brutte avventure, che segnano per sempre le loro vite, potrebbero salvarsi, se solo avessero la possibilità di provare a tenere fra le loro mani un frisbee ?
Marco Tamanti Pallone al Femminile