Chiara Micheli, attaccante del sassuolo, diciannovenne bresciana, si racconta a ragazze nel pallone.
Chiara è una ragazza socievole, adora il contatto con le persone (torneremo prima o poi alla normalità) ed ha molti amici con i quali passa il suo tempo libero. Dice di se che è testarda e talvolta irremovibile sulle sue idee, anche quando sa di avere torto. Crede sia anche una caratteristica tipica del suo segno zodiacale, il Cancro. E’ appassionata da sempre di calcio: suo padre le ha trasmesso la passione per questo sport e per la squadra che ha sempre tifato: il milan. E chissà, in futuro, la vedremo vestire proprio quella maglia, metà rossa come il suo colore preferito, indossata da uno dei suoi idoli: Andrey schevchenko. Il suo sogno sarebbe quello di raggiungere i suoi livelli.
Chiara ha iniziato a giocare a calcio a 7 anni nella squadra della sua città Pontevico. I suoi compagni di squadra sono bambini (fino a 12 anni le squadre sono miste), per poi passare nella primavera del Chievo Verona nella stagione 2018/2019. Poi al sassuolo, dove ha la possibilità di dimostrare le sue potenzialità da vero bomber sia nella squadra giovanile che in prima squadra allenata da mister Gianpiero Piovani.
Alta 1.78 cm, il suo numero di piede è il 41: sarà per questo che le viene così facile segnare tanti gol! Ha due numeri sulla schiena. No, non due numeri insieme sulla schiena nella stessa divisa: porta il 9 quando gioca in primavera, il 26 in prima squadra.
Cosa significa per te giocare a calcio?
Non potrei immaginare la mia vita senza. Mi fa stare bene, mi completa e mi trasmette sempre tante emozioni, sia positive che non.
Qual è stata la partita più importante che hai disputato? Ogni partita la gioco con la massima intensità e le reputo tutte importanti, ma quella che ritengo più significativa è stata ai tempi del Chievo, nel derby contro il Verona, quando vincemmo tre a due e segnai io tutti e tre i goal.
Qual è secondo te la squadra più forte contro il quale hai giocato? Ho incontrato tante squadre forti, non saprei indicarti una in particolare, sicuramente i nomi di Juve, Inter e Roma sono quelle che mi mettono più tensione, ma una volta fischiato l’inizio siamo sempre 11 contro 11 e ce la giochiamo sul campo.
Cosa ti piacerebbe fare in futuro? La calciatrice! Spero vivamente di far della mia passione il mio lavoro. Sarebbe il coronamento di un sogno.
Hai altre passioni oltre al calcio?
Sono un’appassionata di cinema. Non ho moltissimo tempo libero, tra scuola e calcio, quello che mi rimane è molto poco, quindi quando riesco guardo film, di qualsiasi genere.
Quanto conta il talento e quanto l’allenamento?
Il talento è innato o ce l’hai o non ce l’hai e non tutti hanno la fortuna di averlo. Quello che invece fa la differenza è l’allenamento. Il duro lavoro è la chiave di tutto. Credo che ci siano molte variabili all’interno di un percorso di crescita, ma solo con la giusta mentalità, sacrificio, impegno e tanto allenamento si possono ottenere grandi risultati.
Quali emozioni ti ha suscitato la chiamata in prima squadra
La convocazione è stata speciale, perchè mi ha dato la consapevolezza che il duro lavoro ripaga sempre, appunto come dicevo prima e mi ha permesso di mettermi a confronto con giocatrici più grandi e con tantissima esperienza da cui posso imparare tantissimo. Questo è sicuramente un altro punto di partenza, convinta che c’è ancora tanta strada da fare, ma sono sicura che riuscirò a togliermi grandi soddisfazioni nel tempo.
Cosa pensi di ciò che sta avvenendo nel calcio femminile, tra la crescita costante e il professionismo?
Penso che sia tutto molto bello, ma che doveva accadere prima. Fortunatamente siamo in continuo sviluppo e in pochi anni sono cambiate in positivo tante cose, sperando in un futuro più concreto.
di Alessandra Spagnolo