Denise Civitella, per il terzo appuntamento della rassegna “Calciatrici di ieri”, intervista Daniela Zucconelli, ex calciatrice, tra le altre formazioni, di Cuneo, Sarzanese e Bogliasco. Ragazze Nel Pallone si conferma sempre più come la casa dello sport femminile.
Quando ricorda l’amica Alessandra Witzel, giornalista scomparsa improvvisamente a soli quarantasette anni, l’espressione di Daniela Zucconelli si fa seria, la voce le si incrina giusto per un attimo, mentre la nomina.
Ma è davvero l’unico momento in cui l’energia di questa calciatrice, nata nel 1974 e che ancora non ha rinunciato a competere (gioca ancora a futsal), subisce un arresto. Per il resto, l’intervista scivola via con leggerezza e simpatia.
Quando nasci nella famiglia “giusta”
Daniela Zucconelli è il tipico esempio di come, in un periodo storico in cui le occasioni per le donne di giocare a calcio non fioccavano di certo, il destino qualche volta pareva voler “congiurare” un poco, creando le condizioni “giuste” perchè una ragazza potesse decidere di provarci.
Lei seguiva il fratello che aveva intrapreso la carriera calcistica, ed aveva il padre allenatore: un mix sufficiente per essere almeno tentate di provare; d’altra parte è una fortuna, viene da pensare, che non tutte le donne appassionate di calcio hanno avuto, anche se poi la scelta di mettere gli scarpini ed entrare in campo, è sempre una questione individuale.
La giovane Daniela, tifosa del Genoa ma anche della Spal (il papà è di origini ferraresi) è fan di Roberto Baggio: comincia infatti a giocare come centrocampista, anche se poi per la maggior parte della sua carriera si troverà a ricoprire il ruolo di difensora. Si trova quasi subito “catapultata in prima squadra”, per usare le sue stesse parole; già, ai tempi suoi funzionava così, occorreva adattarsi in fretta perchè non si passava dalle squadre giovanili, si finiva quasi subito a confrontarsi con atlete anche di quindici anni più grandi.
Daniela Zucconelli: poca favella
Il fatto è che Daniela Zucconelli, a quel tempo, non aveva un carattere granchè aperto, parlava talmente poco da guadagnarsi il soprannome, decisamente ironico, di “favella”. E’ proprio giocando a calcio che si abitua a comunicare davvero, data la necessità di relazionare con le compagne. E in tal senso è fondamentale l’allenatrice Piera Colella, che l’aiuta in questo passaggio, facendole capire che deve avere fiducia nelle compagne.
Il suo percorso calcistico la porta prima in serie B, con il Cuneo, uno degli “assi portanti” della sua vita di atleta, tant’è che proprio a quella squadra è legato il ricordo più bello, la vittoria del campionato cadetto, in una stagione partita non proprio nel migliore dei modi, ma conclusasi in maniera trionfale.
Successivamente arriva in serie A, militando prima nella Sarzanese e in seguito nella Matuziana Sanremo e nello stesso Cuneo. E in quelle stagioni incrocia alcune fra le migliori attaccanti di sempre; Carolina Morace, Melania Gabbiadini, e Regina Baresi, a suo dire una delle più brave.
Ed è veramente divertente il modo in cui racconta dell’avversaria Patrizia Panico, che nel corso di un match segna ben una quaterna nei primi ventiquattro minuti di gioco, facendosi poi sostituire al venticinquesimo minuto: “…credo di non aver nemmeno visto la palla…”, dice Daniela con divertita ironia.
Pregi e difetti
Daniela Zucconelli non ha particolari remore a parlare di sé e lo mostra quando Denise Civitella va più sul personale e vuole sapere un suo pregio ed un suo difetto. Va subito sul difetto: la disciplina, che l’ha portata più volte a farsi espellere, cosa che fa apparire quasi come paradossale la vittoria, alla fine di uno dei tanti campionati giocati, della “Coppa Disciplina”, che lei mostra con orgoglio.
Fra i suoi pregi, c’è sicuramente il mettersi a disposizione della squadra e di chi l’allena. Fa parte del suo essere generosa, sia dentro che fuori dal campo, tant’è che non ha mai avuto problemi a ricoprire ruoli diversi e non abituali per lei, come la terzina o l’ala.
Ah sì, dimenticavamo…Daniela Zucconelli il campionato di serie B lo ha vinto alla bella età di quarant’anni, figurando benissimo fra giocatrici ben più giovani. E quando giocava nel Cuneo, doveva andare da Genova a Cuneo per ben tre volte alla settimana. Un bel sacrificio, ma lei stessa dice, a tale proposito: “…non rimpiango nulla…”
Passione, sacrificio e amicizie che rimangono
Abbiamo di fronte a noi un calcio delle donne che è fatto di passione e sacrificio, doti indispensabili anche per compensare una carenza strutturale che ancora è ben lungi dall’essere risolta a livello di pianificazione capillare di un movimento che, è la stessa Zucconelli a dire, “…è lontano anni luce dall’estero..”
Ma è un calcio delle donne che è palesemente in trasformazione, che percorre un cammino trainato certamente dalle nuove giovani campionesse, ma anche e soprattutto dalle calciatrici che, una volta terminato di calcare i campi, si dedicano all’attività di allenatrici e trasmettono alle giovani ciò che hanno imparato. Per Daniela Zucconelli quel momento non è ancora arrivato, ma se dovesse diventare una coach, dice che comincerebbe dai bambini.
Il calcio è un’esperienza che abbraccia tutta la vita di Daniela. Un’esperienza che del resto non si ferma al terreno di gioco, ma prosegue ben al di fuori, lasciando dei rapporti che si trasformano in amicizie, come quella con Carola Librandi, con cui gioca varie stagioni in tre squadre diverse: “…tante di loro attualmente sono delle mie care amiche…sono nate amicizie forti fuori dal campo…”.
Così lo sport lascia le sue tracce nella vita delle persone, le segna per sempre: si condividono gioie e dolori sul campo e quelle partite, per chi le ha vissute, dentro di sè non finiscono mai.
Marco Tamanti Pallone al Femminile