Riforma dello sport approvata: via al professionismo femminile con vari dubbi

Riforma dello sport

Poche ore fa il Consiglio dei Ministri ha reso ufficiale il testo di legge e i 5 decreti inseriti all’interno. Tra questi l’abolizione del vincolo sportivo e il via al professionismo femminile su cui nutriamo alcuni dubbi.

Approvati i cinque decreti legislativi per l’attuazione della riforma dello sport. Il via libera è arrivato in extremis, la delega scadeva il 28 febbraio, domenica. I decreti erano stati presentati dal ministro Vincenzo Spadafora, quando era in carica il governo Conte-2.

“Dopo tanti anni la riforma dello sport è fatta e aprirà una strada di cambiamento per tutti e solo in meglio”, ha dichiarato l’ex ministro Spadafora, “Finalmente tantissime cose diventano realtà, dalle tutele per i lavoratori sportivi, al professionismo femminile, ai paralimpici“.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Assist, l’associazione nazionale atlete attraverso il responsabile legislativo dell’associazione, Filippo Biolè sostiene che il dlgs non risolve il problema principale dello sport femminile, cioè il riconoscimento del professionismo.

La legge “parla di ottimi principi, come di pari opportunità ed emersione della contribuzione dei falsi dilettanti, ma questa disciplina è risolutiva solo in potenza. Infatti il dlgs permette alle federazioni la scelta se istituire il professionismo o meno”, ha sottolineato Biolè. “Le tutele delle lavoratrici ancora oggi non possono che trovare applicazione solo nei corpi sportivi della Difesa”, ha aggiunto.

Interviene sulla questione anche Antonella Bellutti, candidata alla presidenza del Coni, con una lettera aperta in cui scrive: “Io chiedo che la delega allo sport sia tenuta dallo stesso presidente del Consiglio o affidata a una figura che sappia garantire equilibrio e imparzialità; le difficoltà nel trovare un accordo sulla persona da incaricare sono l’evidenza degli interessi di parte che lo abitano.